PREMESSE: Il protocollo che si propone qui di seguito per la cura della E.P in pratica è quello originariamente proposto dalla H.S. Kaplan con qualche riadattamento che tiene conto del nostro contesto socioculturale e della personale esperienza maturata sul campo. Il modello di terapia ha come presupposto l’ipotesi formulata dalla H. Kaplan, condivisa dalla maggioranza dei sessuologi e dallo scrivente che il nodo essenziale della precocità sta nella carenza di un conveniente controllo della volontà sul riflesso eiaculatorio. Il presupposto parte dalla considerazione oggettiva che alcuni riflessi sono sottoposti al controllo della volontà ( ad es. i riflessi che concernano la minzione e la defecazione ) mentre altri non lo sono e che il riflesso della eiaculazione a differenza ad esempio di quello dell’erezione può essere posto sotto controllo , l’ipotesi verosimile della Kaplan è che l’eiaculatore precoce non ha appreso a esercitare la continenza , perché non è consapevole delle sensazioni che preludono l’orgasmo.
La percezione cosciente delle sensazioni che portano al funzionamento di un riflesso, costituisce una condizione basilare preliminare per imparare a esercitare il controllo volontario. Questo vale sia ad esempio per i bambini quando imparano a esercitare il controllo sugli sfinteri(trattenere o lasciar andare) sia per gli adulti come nel caso della eiaculazione precoce.
SRATEGIA DELLA CURA: Lo scopo della cura ha una netta impronta comportamentale , è basata sul presupposto implicito di poter apprendere o riapprendere ciò che spontaneamente la persona non è stato in grado di acquisire o riacquisire in modo spontaneo nel corso della propria vita. Nella strategia “Kaplaniana” per acquisire il controllo sulla eiaculazione è indispensabile in via preliminare “ riuscire a promuovere la chiara percezione da parte del paziente delle sensazioni che preludono l’orgasmo”. La situazione ideale per poterlo realizzare richiede innanzitutto un clima di tranquillità e assenza di ansia e la presenza di una partner “disponibile” a calarsi in un ruolo non di semplice spettatore ma di partecipazione attiva nelle varie tappe dell’iter terapeutico. Questa condizione imprescindibile , fa sì però che non tutte le partners possano essere ingaggiate in un programma impegnativo e in cui soprattutto nelle sue fasi preliminari bisogna di fatto assumere un ruolo di “geisha” un po' sacrificale al servizio di un recupero “riabilitativo” della disfunzione del partner. In America dove è nata la terapia sessuale già con Master & Jhonson ai maschi affetti da disfunzione sessuale e sprovvisti di una relazione stabile con una partner, era stato introdotto l’impiego nei programmi terapeutici della “partner sostituta” cioè di una figura “professionale” che si prestava ad affiancare il paziente sprovvisto di una partner fissa nel praticare gli esercizi sessuali proposti dal team terapeutico. Questa usanza “americana” non è prevista per cultura , sensibilità professionale né tanto meno a livello legislativo da noi in Italia , anche se negli ultimi anni in Europa si sta pensando a qualcosa di simile per favorire l’espressione sessuale delle persone affette da Handicap.
Nella mia pratica clinica il protocollo è proposto quindi solo a persone con una relazione di coppia stabile , cioè con una relazione di coppia in cui c’è un consolidato sentimento anche se i partners non sono legati da legame sentimentale da più anni, questo per me è un prerequisito per poter praticare questo tipo di cura . Ricordiamo brevemente che una coppia può definirsi tale se ci sono almeno tre requisiti: a) Un legame sentimentale b) una dimensione sessuale interpretata liberamente dalla coppia c) una progettualità condivisa rivolta al futuro. Nelle situazioni in cui le relazioni tra i partners sono nate da poco tempo o in cui non c’è certezza dell’esistenza di un legame profondo è meglio a mio avviso non proporre questo approccio anche perché richiederebbe una forte complicità che in una relazione nata da poco tempo è ancora bassa e finirebbe per costringere la partner nuova a farsi carico di una problematica “gravosa” troppo presto e che potrebbe spaventarla e compromettere il consolidamento della relazione. Inoltre come si evince dalle descrizioni più particolareggiate che seguono , la partner di fatto viene costretta ad assumere un ruolo di infermiera -terapeuta e deve temporaneamente rinunciare a trarre godimento per sé stessa da questi incontri sessuali particolari e può vivere la situazione con frustrazione sentendosi meramente usata!
La prassi terapeutica ha dimostrato che vi sono due modalità efficaci per favorire la consapevolezza pre-eiaculatoria . 1) Il metodo della compressione di Master & Johnson e2) la tecnica “stop-start” di Semans nella versione riadattata dalla Kaplan; il seguente protocollo opta per questa seconda soluzione.
Il protocollo si snoda attraverso cinque fasi ; qui di seguito vengono descritte le prime tre fasi in modo analitico , le successive saranno riportate in modo più sintetico.
Primo Step: La coppia che si trova in una situazione di intimità, inizia a fare sesso nel loro modo usuale iniziando dai preliminari finchè il partner maschile non ha raggiunto una normale erezione. A questo punto l’uomo si sdraia sulla schiena e chiude gli occhi mentre la partner inizia a masturbarlo (non troppo velocemente). L’uomo deve concentrare l’attenzione in modo esclusivo sulle proprie sensazioni erotiche. Deve liberarsi dalle eventuali preoccupazioni riguardo la partner, in un certo senso è autorizzato ad essere momentaneamente “egoista” e pensare solo a sé stesso senza che la sua fantasia lo porti a distrarsi; la sua concentrazione deve essere esclusivamente focalizzata sulle proprie sensazioni erotiche e quando percepisce di essere prossimo all’orgasmo comunica alla partner di fermarsi. In poco tempo l’urgenza eiaculatoria subisce un calo e si fa meno impellente e poco dopo l’uomo comunica alla partner di ricominciare a masturbarlo fino a quando non percepisce nuovamente i primi segnali della urgenza eiaculatoria.
Questo procedimento va ripetuto n° 4 volte, alla quarta volta il paziente può eiaculare.
La consegna è di mettere in pratica questa procedura per la prima settimana ; dopo che ci sono state due prove con buon esito , si può passare nella seconda settimana al secondo step (ovviamente se c’è stato il tempo sufficiente per esercitarsi) .Qui bisogna ricordare una sostanziale differenza nella metodologia e tempistica nella cura delle disfunzioni sessuali tra il sistema praticato negli USA dai terapeuti sessuali soprattutto dalla Kaplan e la prassi seguita da noi in Italia e dal sottoscritto e cioè mentre ad esempio la Kaplan proponeva una full immersion di cicli settimanali, in cui la coppia risiede in un residence vicino alla clinica( Payne Whitney Clinic e il New York Hospital-Cornell Medical Center) e dove può praticare gli esercizi ogni giorno liberi da impegni di lavoro e /o familiari , da noi questo non avviene .Infatti le coppie in genere non prendono periodi di ferie per fare una terapia sessuale che pertanto si snoda con sedute a cadenza prevalentemente quindicinnale e pertanto gli esercizi assegnati alla coppia, possono essere svolti quasi sempre solo nel fine settimana (a meno che non si abbia un periodo di ferie) il che giustifica ulteriormente una scansione delle sedute non troppo ravvicinata.
Secondo Step : Il secondo step si differenzia dal primo in quanto nella procedura viene introdotto l’uso di un lubrificante ( prima era indicata la vasellina ora sostituita da un lubrificante ad acqua). Quindi praticamente la coppia ripete il medesimo esercizio descritto al primo step, ma l’introduzione dell’uso del lubrificante , permette di imitare e di avvicinarsi all’ambiente vaginale e pertanto la situazione dovrebbe anche risultare più eccitante soprattutto per l’uomo. Anche in questo caso la procedura va ripetuta 4 volte e all’ultima l’uomo può finalmente eiaculare. E’ importante che l’uomo nel corso dell’esercizio, tenga concentrata l’attenzione unicamente sulle proprie sensazioni. (deve essere momentaneamente egoista!!).
Le Reazioni della partner femminile : La partner può alternativamente eccitarsi e sentirsi frustrata durante questo periodo di addestramento , pertanto dopo le prime due settimane (primi due steps), la coppia, se lo desidera, può impegnarsi in una pratica sessuale che procura alla donna l’orgasmo mediante la stimolazione clitoridea. Ciò può avvenire solo dopo che l’uomo ha eiaculato , non prima !! altrimenti gli esercizi indicati saranno compromessi e diventerebbero inutili!!
Pertanto quando l’uomo viene stimolato, deve togliersi dalla mente ogni preoccupazione concernente la partner , altrimenti l’esercizio andrà incontro a un insuccesso.
TERZO STEP(COITO CON DONNA SOVRASTANTE)
Dopo 3-4 esiti favorevoli con lubrificante(2° Step), la coppia può passare al coito a cui viene pure applicato il sistema “stop-start”, iniziando con la posizione che vede la donna sovrastante.
Dopo gli usuali preliminari e dopo aver ottenuto una valida erezione, la donna si pone in posizione sovrastante , Il pene viene inserito nella vagina e l’uomo pone le sue mani sui fianchi di lei e la guida nei movimenti sù e giù fin quando percepisce di essere prossimo all’orgasmo. In quel momento egli la fa fermare, ma pochi secondi dopo , quando lo stimolo eiaculatorio è cessato, i partners ricominciano per altre tre volte.
All’inizio l’uomo non compie movimenti, ma alla quarta volta anch’egli si muove e raggiunge l’orgasmo.
Anche qui è molto importante che l’uomo tenga concentrata l’attenzione sulle proprie sensazioni nel corso dell’esercizio (come ripetuto più volte ,deve essere temporaneamente ”egoista”).
Dopo che l’uomo ha eiaculato, la coppia per rendere meno frustrante per la donna questo periodo di addestramento, può impegnarsi in una pratica sessuale che procura alla donna l’orgasmo mediante stimolazione clitoridea.
QUARTO E QUINTO STEP : Il quarto step prevede di ripetere la stessa procedura ma con il coito laterale e infine nell’ultimo step il protocollo prevede che l’esercitazione avvenga con la posizione sovrastante dell’uomo. La posizione sovrastante dell’uomo (posizione del missionario) ,viene lasciata per ultima perché ragionevolmente viene ritenuta la più difficile per l’uomo dal punto di vista del controllo dell’eiaculazione.
La Kaplan ritiene che il paziente può raggiungere un buon controllo eiaculatorio in un periodo che va da due a dieci settimane. Come dicevamo sopra nella nostra esperienza , due settimane sono decisamente poche perché salvo eccezioni, la coppia non può fare una full immersion e o praticare gli esercizi sessuali tutti i giorni o quasi e quindi anche con una scansione settimanale delle sedute e tenendo conto che gli esercizi finiscono per essere praticati non più di una-due volte la settimana , di fatto bisogna ragionevolmente aspettarsi almeno un paio di mesi per raggiungere risultati veramente soddisfacenti . Bisogna però evidenziare che mano a mano che la coppia procede con gli “esercizi” l’uomo in genere già dopo i primi due -tre steps avverte che la percezione dei segnali anticipatori dell’orgasmo si fanno in lui più chiari e che sta imparando ad assumere il controllo sulla eiaculazione stessa. Nel terzo step il passaggio dall’esterno all’interno della vagina può riattivare la componente ansiogena prima meglio controllata , ma l’affiatamento e la complicità nella coppia aiuta a superare questo momento delicato e a procedere poi lungo il percorso terapeutico che nelle coppie giovani e quando la disfunzione non si è radicata da troppi anni , ha in genere un esito favorevole. Bisogna però ricordare come legge generale del comportamento umano che , anche per la sessualità, periodi di forte stress , di disconnessione emotiva nella coppia o nuove situazioni problematiche che si presentano nella vita di una coppia, possono portare ad una temporanea regressione e ricomparsa della disfunzione. E ciò che è capitato ad un mio paziente curato favorevolmente con questa metodologia ma che dopo circa 3-4 anni di vita sessuale di coppia appagante e senza problemi, quando la partner ormai prossima ai 37 anni, gli ha posto in modo indilazionabile l’esigenza di avere una gravidanza, ha avuto una temporanea regressione durata qualche mese. Infatti i conflitti indotti da una parte dalla esigenza della moglie di non rinviare ulteriormente la ricerca di un figlio , uniti alla preoccupazione che questo cambio di vita avvenisse in un momento già delicato della sua vita lavorativa in cui stava cambiando lavoro anche per stare più vicino a casa ma che non si prospettava altrettanto appagante come il lavoro precedente, lo avevano messo di fatto in una situazione critica in cui il desiderio di diventare genitore e di avere più tempo per la coppia sembravano confliggere con la legittima aspirazione di un lavoro gratificante. Questa situazione riportata ci ricorda ancora una volta che la sessualità umana va inserita anche in un contesto sociale ed emotivo delle persone che possono condizionarla negativamente e che soprattutto richiede per poter “funzionare” il ritrovare una “connessione emotiva” tra i partners se questa per varie ragioni è stata persa .
Dr. Fernando Cesarano
Psicologo Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico a Gallarate
Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico a Gallarate
Iscrizione Albo n. 434 gennaio 1990
P.I.
drcesaranof@gmail.com