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I gruppi c.a.t (club alcolisti in trattamento): utilita' per l'individuo affetto da dipendenza alcolica e la sua famiglia

A. Brevi cenni storici sui gruppi C.A.T (Club alcolisti in trattamento)

I Club degli alcolisti in trattamento (C.A.T) sono gruppi di auto-mutuo aiuto composti da circa una dozzina di famiglie che hanno al loro interno un membro alcolista o con una dipendenza alcolica da cui sta cercando di emanciparsi; sono  condotti o da un ex alcolista o da un familiare che ha precedentemente seguito un corso di preparazione ad hoc  lavorando su sé stesso e in gruppo. I membri di un C.A.T si incontrano settimanalmente per consolidare l’astinenza dall’alcol e per cambiare anche con l’aiuto degli altri partecipanti , il proprio stile di vita. L’inventore dei CAT e di questa metodologia di lavoro è Vladimir Hudolin, psichiatra di Zagabria esperto di fama internazionale sulla dipendenza alcolica e sui problemi alcol-correlati che, a partire dagli anni ottanta ,ha istituito a Zagabria corsi di formazione anche per operatori italiani e successivamente è venuto anche diverse volte in Italia a tenere corsi e conferenze  .  Tramite le sue famose settimane di sensibilizzazioni teorico- pratiche, V. Hudolin  ha diffuso anche in Italia a partire dagli anni settanta la sua metodologia di lavoro e di approccio scientifico-culturale al trattamento dell’alcologia che ha visto l’adesione iniziale  di più 10.000 operatori e, successivamente  con una ulteriore  espansione a macchia d’olio ,con il coinvolgimento anche di persone affette da dipendenza alcolica . La carta vincente dell’approccio metodologico dei CAT rispetto ad altri gruppi e iniziative similari (vedi ad esempio gli Alcolisti anonimi) è che per principio V. Hudolin pur non essendo collegato al gruppo di terapeuti sistemici di Palo Alto (Watzlawich, G.  Bateson , J. Haley ecc..) ha scelto fin dall’inizio un approccio familiare ed ecologico nel senso che è basato sul coinvolgimento non solo della famiglia ma anche della comunità e dei servizi sociosanitari pubblici costituendo di fatto un programma complesso e articolato nel trattamento dell’alcolismo.

B. Dopo questa breve introduzione passiamo ora ad analizzare i punti di forza di questo approccio e , soprattutto i benefici che potenzialmente possono trarre coloro che per emanciparsi dalla dipendenza alcolica decidono di inserirsi in un CAT.

1. EDUCAZIONE ALLA AUTORESPONSABILIZZAZIONE
La frequentazione dei gruppi CAT, aiuta a contrastare la prevalente cultura della delega ad altri della propria salute, della deresponsabilizzazione ,e della rinuncia alla prevenzione intesa come l’adozione di un sano e adeguato stile di vita preferendo al contrario interventi farmacologici volti a lenire i sintomi o a riparare i danni autoinflitti da stili di vita o condotte alimentari sbagliate. Così ad esempio  se una persona ha mangiato troppo, c’è  un farmaco adatto tra i tanti proposti per aiutare la digestione o per  attenuare la nausea, se hai mal di testa perché fai una vita stressante ci sono tutti gli antidolorifici, se hai messo su chili di troppo per una alimentazione non adeguata , c’è la proposta di diete e integratori  in concorrenza tra loro  che propongono risultati miracolosi ecc..) .L’AIRC in base ai propri studi ha accertato che:se tutti adottassero uno stile di vita corretto si potrebbe evitare la comparsa di circa un caso di cancro su tre”. Questa considerazione può essere estesa ad altre problematiche della salute : l’obesità e i disordini alimentari con le loro patologie correlate (problemi cardiocircolatori, diabete ecc.),  il tabagismo (tumori bronco-pneumopatie ), le problematiche dentali, le dipendenze in genere e quindi anche la dipendenza da sostanze alcoliche (problemi di salute per la persona, problemi familiari e sociali (incidenti stradali-perdita giornate lavorative o del lavoro stesso, disgregazioni  familiari ecc..) La nostra salute e  quindi necessariamente  la prevenzione, è nelle mani di ognuno di noi in prima persona .

2. GRUPPO DI RIFERIMENTO E DI IDENTIFICAZIONE POSITIVO CHE AIUTA A DIFENDERSI DALLE PRESSIONI SOCIALI NEGATIVE E A ESSERE COERENTE CON IL NUOVO STILE DI VITA
Premesso che ciascuno di noi regola consapevolmente o inconsapevolmente la propria condotta sugli altri ed in particolare sul proprio gruppo di riferimento o su persone che sono state assunte come modelli di riferimento per il proprio ruolo familiare o professionale , per le scelte politiche o religiose o in genere come stile di vita positivi, per rimanere sobri e cambiare l’atteggiamento verso la sostanza da cui si dipende, si ha bisogno di un gruppo di riferimento” sano “ che a sua volta ha elaborato bene e superato la dipendenza da sostanze con cui potersi identificare e rapportarsi.

Per esemplificare questo concetto valido in generale, cito ad esempio la difficoltà in cui si viene e si è venuta a trovare una giovane ragazza vegetariana “quasi vegana” mia ex paziente  quando, trovandosi all’estero per lavoro(Germania) per non contraddire la propria adesione alla “fede vegetariana”, di fatto ha digiunato per due giorni non riuscendo ad ottenere o a esprimere la richiesta di alimenti non costituiti da animali o suoi derivati. Difficoltà anche subita  nel   partecipare a cene aziendali o sociali che non rispettassero questa sua scelta alimentare privandosi però così al tempo stesso di utili momenti di convivialità e socializzazione e di affiatamento al gruppo aziendale.. Oppure il potere di condizionare scelte consumistiche di certi settori della popolazione da parte di un leader carismatico meccanismo molto usato per altro nelle campagne pubblicitarie .  A tale proposito ricordo  come esperienza personale che in un  convegno a Sanpellegrino Terme  dal tema “Psicologia del turismo” di circa 40 anni fa   al momento dell’aperitivo la stragrande maggioranza dei partecipanti aveva scelto tra le varie opzioni offerte ,  lo stesso aperitivo alcolico che aveva scelto l’esimio prof. XY referente scientifico del convegno e uno dei leader carismatici della Psicologia Accademica.

3. MESSAGGIO DI SPERANZA PER CHI ENTRA NEL GRUPPO  E CONSAPEVOLEZZA DEL RISCHIO CHE SI E’ CORSO PER CHI HA GIA’ INIZIATO IL PERCORSO
Chi entra nel gruppo in un momento della sua vita in cui ha sviluppato, senza rendersene pienamente conto una forte dipendenza verso la sostanza alcolica, trova innanzitutto nell’esperienza e nella testimonianza degli altri membri del gruppo “più anziani”, un messaggio di speranza e la testimonianza sincera e autentica (non virtuale o gonfiata ad arte per vendere un prodotto! Come ad es. avviene per la promozione di prodotti associati a diete!) della possibilità di emanciparsi dalla dipendenza. Chi al contrario ha già fatto un suo percorso e si sta affrancando dalla dipendenza, ha l’occasione di ricordarsi e di capire meglio quanto sia stato vicino all’orlo di un precipizio e quindi che è meglio non ritornarci abbassando la guardia , ma continuare a impegnarsi a mantenere il nuovo e più salutare stile di vita .Ma questo obiettivo può essere perseguito e realizzato grazie  soprattutto all’aiuto reciproco che si trova nel gruppo e che ti sostiene e ti valorizza nei tuoi nuovi comportamenti , nelle crescita personale e in una vita più sana improntata alla sobrietà e alla astinenza dalle sostanze alcoliche.

4. RICONOSCIMENTO DELLA PROPRIA INDIVIDUALITA’  E UNICITA’
A fronte della cura fornita in genere come  ad esempio dal servizio  ospedaliero , certamente utile soprattutto in fase acuta, ma che è  tendenzialmente improntata all’anonimato  per cui troppo spesso si finisce per essere spogliati della propria identità di persona per  essere nominato e identificato  per il numero di camera o di letto occupato o peggio ancora per l’organo che presenta patologia (spersonalizzazioni già denunciate 50 anni fa ad esempio da E. Goffman (Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza ;  Basaglia L’istituzione negata)   ; il gruppo restituisce finalmente  l’unicità della persona troppo spesso negata. Nel gruppo  infatti l’individuo  finalmente  è Carlo , Franco, Manuela ecc.; il riconoscimento della nostra “unicità” è una  funzione svolta nella nostra infanzia principalmente dalla madre (funzione materna) che ci chiama per nome e per la quale siamo” figli unici “ (vedi M. Recalcati) ma che poi si tende a perdere o a offuscare . Nel nostro sistema sanitario fortunatamente diamo ancora la sua giusta importanza alla medicina di base e alla figura del medico di famiglia che è il professionista sanitario che può ancora riconoscere la persona come tale per il suo nome e la sua individualità ma rimane sempre ovviamente tranne eccezioni ,un rapporto riduttivo da medico a malato . E’  il gruppo quindi che può restituirci il nome pur non denegando il problema e che riesce riconnettere il  nostro nome e il ruolo ricoperto nei vari contesti (famiglia, lavoro , comunità di appartenenza) con il problema e a rimetterci in relazione agli altri su un piano di parità!  Il gruppo( nella fattispecie il CAT) è il luogo  dove possiamo portare le nostre emozioni positive e negative e poterle condividerle ricordando come evidenziava Adler che la compartecipazione emotiva è una esigenza irrinunciabile insita nell’essere umano.


Dr. Fernando Cesarano
Psicologo Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico a Gallarate

Dott. Fernando Cesarano

Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico a Gallarate
Iscrizione Albo n. 434 gennaio 1990
P.I.
drcesaranof@gmail.com

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